Luca Ruali,
Il paese nero | Black Italy, in
Loc. Fies 1, bruno, Venezia, 2019
ISBN 9788899058272
Distributed by MottoDal dopoguerra in Italia sono stati abbandonati migliaia di paesi e i desideri delle persone si sono uniformati a immaginari urbani. Le foto notturne dal satellite rivelano l’abbandono dell’Appennino e delle Prealpi: sono illuminate solo le aree urbane collegate da strade e ferrovie veloci, oltre questa unica città luminosa c’è un paese nero.
Il paese nero / Black Italy è un archivio di registrazioni da un Paese vuoto, sequenze per il montaggio di un paesaggio seducente che invita al piacere di azioni sul territorio e restituisce all’abbandono il senso di lasciarsi andare.
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Since the postwar period in Italy thousands of towns have been abandoned, and people’s desires have flattened into uniformly urban imagery. Nocturnal satellite photographs reveal the desertion of the Apennines and the Pre-Alps: only the urban areas connected by fast rail service and roads are illuminated. Beyond this single, sprawling luminous city there is a black country.
Il paese nero / Black Italy is an archive of recordings from an empty country, sequences for the montage of a seductive landscape that promises the pleasure of actions on the territory, and renews the sense of letting oneself go in the concept of abandon.
Insieme ai paesi è stato abbandonato un sistema territoriale che ha generato per secoli complessità sociale e culturale.
L’abbandono è una condizione naturale in Italia. Accanto al sistema vivo dei paesi è sempre stato presente il sistema ambiguo delle rovine delle civiltà precedenti e le fratture successive dei terremoti. Le rovine ospitano e provocano storie. Strutture sparse che muovono le persone sul territorio e le attraggono verso sequenze spezzate e casuali - le rovine non sono le quinte di azioni umane, ma l’autore che le genera, favorendo narrative personali diverse e fuori formato che collaborano a un racconto sociale complesso.
Se l’abbandono interessa un sistema territoriale che ha generato complessità sociale, allora lavorare all’immaginario di un territorio è un esercizio di rottura di formati e contenuti consueti.
La frequenza di alcuni termini: registrazione, campionatura, montaggio e sovrapposizione di tracce, allude a una relazione tra abbandono, ascolto e progetto:
l'abbandono genera una condizione sonora - un nuovo silenzio - che apre il campo a pratiche di ascolto e registrazione; in questo campo le azioni di progetto cercano una attitudine al fuori formato in analogia alle pratiche di produzione audio per generare strumenti complessi di gestione del territorio.
Il paese nero /Black Italy confonde la sua semplice teoria de con tracce di natura differente, un montaggio che registra la capacità seduttiva del territorio e compone un paesaggio italiano che invita a due desideri:
Un desiderio politico
Una interpretazione che vede il territorio come autore di una società complessa, ritrova senso quando il sistema marginale dei paesi viene abbandonato a favore di una unica città in cui si svolge quasi per intero la vita economica e culturale, la cui efficienza ha bisogno di continue semplificazioni: dei formati di comunicazione quindi dei contenuti, dei comportamenti e dei desideri. Quando le case, i paesi, il territorio sono generati dalla scrittura di norme, il paese nero offre un linguaggio per la ricostruzione di un paesaggio attraente.
Un desiderio intimo
Una comunicazione magnetica con la natura rende sensibili all’attrazione di un territorio riscritto e restituisce all’abbandono il senso di lasciarsi andare. “Il piacere del perdersi deve essere una ossessione che implica scelte decise e il rischio di conseguenze imprevedibili” (Mario Lupano, Lo-Fi Architecture, architecture as curatorial practice, Marsilio, Venezia, 2010).
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Together with towns, a territorial system that generated social and cultural complexity for centuries has been abandoned.
Abandon is a natural condition in Italy. Alongside the living system of settlements there has always been an ambiguous system of ruins of previous civilizations, and the successive fractures caused by earthquakes. Ruins host and provoke histories. Scattered structures that move people over the territory and attract them towards fragmented and random sequences – the ruins are not the backdrops of human actions, but the author that generates them, facilitating different or off-format personal narratives that contribute to a complex social portrayal.
If the abandonment involves a territorial system that has generated social complexity, then working on the imaginary of a territory is an exercise of disturbance of conventional formats and contents.
The frequency of certain terms – recording, sampling, montage, overdubbing of tracks – alludes to a relationship between abandon, listening and project:
abandon generates a sonic condition – a new silence – that opens the field to practices of listening and recording; in this field the project actions seek an off-format attitude analogous to practices of audio production, to generate complex tools of territorial management.
Il Paese nero / Black Italy mixes his simple theory with tracks of a different nature, in a montage that records the seductive character of the territory and composes an Italian landscape that encourages two desires:
A political desire
An interpretation that sees the territory as the author of a complex society has meaning when the marginal system of the towns is abandoned in favor of a single city in which nearly all economic and cultural life unfolds, whose efficiency requires continual simplifications: of formats of communication and hence of contents, behaviors and desires. When the houses, the towns, the territory are generated by the writing of regulations, Black Italy offers a language for the reconstruction of an attractive landscape.
An intimate desire
A magnetic communication with nature makes us sensitive to the attraction of a rewritten territory and replenishes abandon with the sense of letting yourself go. “The pleasure of getting lost has to be an obsession that implies decisive choices and the risk of unpredictable consequences” (Mario Lupano, Lo-Fi Architecture, architecture as curatorial practice, Marsilio, Venezia, 2010).